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Mostra
 
 
L’ adesione dell’ A.N.P.I ( Associazione Nazionale Partigiani d’ Italia ) a questa importante mostra vuole essere un riconoscimento a coloro che hanno lottato contro le barbarie dei nazifascisti e per chi, come padre Kolbe, pagò con la propria vita, nel campo di concentramento di Auschwitz, il Suo impegno per un mondo più giusto.

Massimiliano Kolbe
eroe di Os´wie,cim e beato della Chiesa
Non credo sia un caso che i dodici dipinti ad olio della signora Bianca Nelli su vita e morte del padre Massimiliano Kolbe, francescano polacco dei frati minori conventuali, siano piovuti dal cielo inventivo ed artistico della pittrice Bianca Nelli sulla mia scrivania. Vi dirò subito che anche io sono un francescano e che, trovandomi negli anni dell’ ultimo conflitto mondiale nel Sacro Convento di Assisi, prima come studente di ginnasio (1940 – 1945) e poi come novizio, dovendo emettere la mia professione semplice con i voti, non ebbi alcun dubbio ad assumere come nome di religione quello di Massimiliano, in memoria ed omaggio al Padre Kolbe.
Anche se non l’ avevo mai incontrato personalmente, molte circostanze strane o meglio sarebbe dire provvidenziali, mi legavano a Lui. Ne citerò alcune.
A Roma avevo abitato e studiato nella stessa Pontificia Facoltà Teologica di San Bonaventura, allora in via San Teodoro 42, ove Padre Kolbe aveva abitato, studiato e istituito insieme ad altri sei Confratelli la Milizia dell’ Immacolata. Qualche anno più tardi, già sacerdote e in ferie da miei parenti a Fiuggi, avevo avuto occasione d’ incontrare più volte nel convento del vicino Piglio e di godere della grande amicizia del Padre Quirico Pignalberi, frate dalla vita semplice, cofondatore della Milizia e ingegnoso costruttore di un grande presepio con personaggi semoventi ch’era un’attrazione per tutta la gente del Lazio.
Nel 1971,essendo a Firenze di famiglia religiosa nel celebre convento di Santa Croce, già da dieci anni chiamato a dirigere la Rivista e le edizioni “Città di Vita”, il Padre Ministro Generale Vitale Bommarco, in visita capitolare della Provincia Toscana, e quindi anche alla Redazione di “Città di Vita”, inopinatamente e senza esitazione alcuna mi affidò il compito di pubblicare in prima edizione mondiale tutti gli scritti di Padre Massimiliano Kolbe, tradotti dal polacco da quel carissimo e docile frate anche lui padovano come il Padre Vitale Bommarco, cioè Padre Cristoforo Zambelli, che per tre anni ha avuto la pazienza, una volta la settimana, di venire a Firenze per seguire e rileggere gli impaginati e aggiungere o accorciare note, e preparare i vari tipi di indici per i tre volumi di 3300 pagine complessive, curate con il nostro amore e l’ intelligenza grafica del già mio carissimo Ugo Fontana: copertina e pagine degne della più alta tradizione editoriale europea. 3300 pagine su carta uso India, in formato tascabile, contenente per lo più lettere, ma anche appunti di meditazione, di viaggi, di invenzioni scientifiche come il miglioramento dei telegrafi a lunghe distanze (1917) o macchine spaziali per voli interplanetari con tanto di realistici progetti riportati in volume, nonché fondazione di nuove Città dell’ Immacolata come quella in Giappone a Nagasaki, ove la Sua rivista uscì in lingua nel tempo di appena un mese, con l’ aiuto del Clero Buddista.
Padre Massimiliano Kolbe, un uomo con appena mezzo polmone, aveva creato nella Sua Patria
“Niepokalanòw “ossia la Città dell’ Immacolata, dove si stampava e distribuiva in proprio un quotidiano politico-religioso; s’era costituito un corpo di pompieri, sempre i primi a correre dovunque fosse segnalata una necessità. Una città funzionante in tutte le direzioni. Ebbene, quest’ uomo, all’avvento dei nazisti, internato nel campo di Auschwitz e sequestrate tutte le attrezzature della Sua città, non esitò, nell’ agosto del 1941, a chiedere, in una delle tante decimazioni, di andare a morire nel bunker della fame in luogo di un sergente polacco che scelto per tale supplizio, venendo fuori dal gruppo aveva esclamato a voce alta : “Povera moglie mia, poveri figli miei”.
Ebbene, anche questo sergente, salvato dal Padre Kolbe, ho avuto la fortuna di incontrare e abbracciare a Roma in quello stesso luogo ch’era stato la Pontificia Facoltà Teologica di San Bonaventura in via San Teodoro n. 42, il giorno stesso che Giovanni Paolo II aveva portato agli onori degli altari in San Pietro il nostro carissimo e irripetibile Padre Massimiliano Kolbe, ossia il 10 Ottobre 1982.
Per chiudere, mi piace riportare alcune poche righe di una delle Sue lettere da me pubblicate:
“Sono stato in molte nazioni, ho visto tante cose, ho parlato con diverse persone, ma credetemi: non vi è niente di più adatto per curare i mali del nostro tempo che il nostro Serafico Ordine, se esso con coraggio, prontezza, rapidità e costanza svilupperà e diffonderà lo spirito del nostro Padre San Francesco”.
Padre Massimiliano G. Rosito


Le Missionarie sono attente ai segni dei tempi e alle necessità del mondo
come Maria di Nazaret,
e operano dentro la realtà di popoli e culture diverse

Bologna 1954. Tre giovani poco più che ventenni con gioia e con profonda trepidazione iniziano un cammino nuovo. Ai loro occhi si spalanca un orizzonte che affascina e sconcerta. Incomincia una storia, la storia delle “Missionarie dell’Immacolata - Padre Kolbe”.
Il nostro Istituto, fondato dal francescano padre Luigi Faccenda, raccoglie l’eredità mariana di San Massimiliano Kolbe e continua la sua affascinante avventura missionaria: un ideale per tutti i continenti, per ogni lingua e nazionalità. Ci consacriamo a Dio con i voti di castità, povertà e obbedienza e ci impegniamo a vivere con il cuore di Maria, animate dalla sua disponibilità alla volontà di Dio.
Siamo presenti in Italia, in Argentina, in Bolivia, in Brasile, in Lussemburgo, in Polonia, negli Stati Uniti (California). In ogni paese diamo una risposta concreta alla povertà spirituale, morale e anche materiale di molte persone. In Bolivia, ad esempio, abbiamo un Centro Medico e in Brasile stanno iniziando i lavori per “La Città della Speranza”.
Come Maria di Nazareth ci mettiamo in cammino sulle strade del mondo per portare agli uomini del nostro tempo il vangelo della vita e dell’amore ed essere con loro e per loro testimoni di speranza, riflesso della bontà, della misericordia, della tenerezza di Dio. In che modo? Con l’annuncio della parola di Dio, gli incontri con le famiglie, la promozione umana, le missioni parrocchiali; con la presenza animatrice nella scuola, nel mondo del lavoro. Animiamo incontri di preghiera e ecumenici, convegni a carattere formativo per le varie categorie di persone, in particolare per i giovani; corsi di aggiornamento e di cultura mariana, pellegrinaggi per sostenere la fede, ridare la speranza e la gioia della fraternità. Rientra nelle nostre scelte apostoliche l'uso più ampio dei mass-media: pubblichiamo libri e riviste in diverse lingue. In Italia ha una larga diffusione la rivista mensile “Milizia Mariana” e i libri delle “Edizioni dell’Immacolata”. Prepariamo e trasmettiamo programmi radio…
Quest’anno abbiamo la gioia di collaborare con il “Centro di Cultura Toscana Arte” di Firenze per la mostra in omaggio a Padre Kolbe. Egli diceva: “Solo l’amore crea”. Sì, “l’amore crea e l’arte unisce”. Con questa certezza porgiamo il nostro ringraziamento al Centro, alla presidente Rita Torsellini, alla pittrice Bianca Nelli. Auguriamo un ottimo successo per questa mostra con il desiderio che un arcobaleno di pace possa inondare anche il cuore di coloro che si accostano all’arte come via della bellezza e dell’incontro con Dio.


Chi è Massimiliano Kolbe?
Massimiliano Kolbe nasce l'8 gennaio del 1894 a Zdunska Wola, in Polonia. Nella sua adolescenza è affascinato dall'ideale di san Francesco d'Assisi ed entra in seminario a Leopoli. Mentre l'Europa è sconvolta dalla Prima Guerra Mondiale, egli sogna una grande opera al servizio di Maria per l'avvento del Regno di Cristo. Il 16 ottobre 1917, a Roma, fonda la "Milizia dell'Immacolata".
Nonostante sia malato di tubercolosi, stampa giornali, si reca in Giappone, in India, in Corea… finché viene arrestato e portato ad Auschwitz. Alla fine di luglio 1941 un prigioniero evade. Come rappresaglia il comandante Fritsch sceglie dieci compagni dello stesso blocco, condannandoli ingiustamente a morire di fame e di sete nel sotterraneo della morte. Con lo stupore di tutti i prigionieri e degli stessi nazisti, padre Massimiliano esce dalle file e si offre in sostituzione di uno dei condannati, il giovane sergente polacco Francesco Gajowniczek. Padre Massimiliano scende con i nove nel sotterraneo della morte dove, uno dopo l'altro, i prigionieri muoiono, consolati, assistiti e benedetti da lui. Il 14 agosto 1941 Padre Kolbe termina la sua vita con un'iniezione di acido fenico. Il giorno seguente il suo corpo è bruciato nel forno crematorio e le sue ceneri sparse al vento. Ma il suo ideale non può essere soppresso: dalle sue ceneri si diffonde in tutto il mondo la sua testimonianza di amore incondizionato verso Dio e verso gli uomini. Il 10 ottobre 1982 Giovanni Paolo II lo dichiara “Santo”, proclamando che “San Massimiliano non morì, ma diede la vita….”.

Missionarie dell’Immacolata - Padre Kolbe
Viale Giovanni XXIII, 19 - Borgonuovo I - 40037 SASSO MARCONI - BO
Tel. 0039-051/678 20 14 - Fax. 0039/051-678 44 89
www.kolbemission.org - www.kolbemission.org - e-mail: info@kolbemission.org
Figlio di San Francesco
Fra i figli di San Francesco, San Massimiliano Kolbe rappresenta quella Santità di cui oggi abbiamo bisogno. L’Amore per l’Altro, declinato nell’Amore per gli Altri. E’ questa la Teologia del vissuto; e’ questa la Santità della vita.
San Massimiliano Kolbe, nel ricordarci che “solo l’Amore crea”, esprime la sintesi dei valori Francescani.
Ci aiuti questa Santità a far sì che i nostri gesti siano animati da una Carità creativa
Padre Enzo Fortunato
Sacro Convento di San Francesco In Assisi
S. Massimiliano Maria Kolbe
Egli ripeteva sempre ai suoi compagni di prigionia nel campo di concentramento di Auschwitz: “L’odio non è forza creativa; solo l’amore crea … Queste sofferenze non ci spezzeranno, ma ci aiuteranno a diventare sempre più forti”.
Queste parole sono le parole chiave per comprendere l’atteggiamento di Massimiliano Kolbe, il suo comportamento eroico, che come sempre accade in questi casi suscita da una parte ammirazione e dall’altra incomprensione. L’incapacità di comprendere queste parole riguarda sia il mondo contemporaneo, dove si tende ad evitare il sacrificio, ma riguardava anche quel periodo, infatti come descrive uno dei prigionieri: “Fu uno shock enorme per tutto il campo”.
In queste condizioni, in cui regnava il principio dell’odio e della distruzione dell’uomo e della sua dignità, l’atteggiamento di Massimiliano richiamava all’amore, un principio in quel tempo praticamente dimenticato e rifiutato. Come ricorda nella sua testimonianza uno dei compagni di Massimiliano Kolbe: “Ci rendemmo conto che qualcuno tra di noi, in quella oscura notte spirituale dell’anima, aveva innalzato la misura dell’amore fino alla vetta più alta …”
L’amore era stato contrapposto alla morte, l’odio come forza distruttiva mentre l’amore come forza creativa.
Nel mondo contemporaneo abusiamo della parola amore, nei maggior parte dei casi si tratta di un diverso significato dell’amore, spogliato dal suo vero significato, senza la sua profondità, limitato al semplice piacere, addirittura all’edonismo.
Nel comportamento di Massimiliano Kolbe vi è amore autentico, che nasce dall’Inno alla carità, inclusa nel salvifico piano di Dio: “E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per essere bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova”.
Giovanni Paolo II diede di ciò espressione nella sua omelia in occasione della canonizzazione di Massimiliano Kolbe il 10 ottobre 1982. Vide questo sacrificio di Massimiliano Kolbe in piena sintonia con il sacrificio di Cristo: “Proprio per questo la morte di Massimiliano Kolbe divenne un segno di vittoria. E’ stata questa la vittoria riportata su tutto il sistema del disprezzo e dell’odio verso l’uomo e verso ciò che è divino nell’uomo, vittoria simile a quella che ha riportato il nostro Signore Gesù Cristo sul Calvario.
Noi, la gente del presente, siamo pronti a considerare un comportamento di questo tipo, il sacrificare cioè, in nome dell’amore, la propria vita per un altro, come un atteggiamento “non – moderno”, che non contiene il pensiero e il comportamento dell’uomo contemporaneo. Tuttavia questo sacrificio ebbe luogo proprio in tempi moderni, a metà del XX secolo, durante la vita di tanti noi, e quindi appartiene alla storia moderna e attuale e non ai tempi remoti.
L’atto di canonizzazione di Massimiliano Kolbe ha sottolineato in modo singolare l’attualità dell’atteggiamento d’amore nei confronti del prossimo nelle condizioni presenti. Questa era la prima canonizzazione fatta da Giovanni Paolo II, ed allo stesso tempo la prima di un martire polacco da quasi 50 anni.
Giovanni Paolo II ha deciso di scegliere Massimiliano Kolbe e con ciò lo ha posto come esempio per l’uomo contemporaneo. Egli fece perfino una domanda: “Non possiede proprio una tale morte una particolare, penetrante eloquenza per la nostra epoca? Non costituisce essa una testimonianza particolarmente autentica della Chiesa nel mondo contemporaneo?”. Massimiliano Kolbe fu un segno del tempo, del nostro tempo.
Questa canonizzazione assumeva inoltre un particolare significato alla luce del contesto polacco. Giovanni Paolo II la fece nel periodo in cui in Polonia vi era lo stato d’assedio. Quando, dopo il periodo della nascita di Solidarno??, un movimento di liberazione fondato sullo spirito cristiano, le autorità comuniste fecero introdurre con forza lo stato d’assedio, esse cancellarono la libertà riconquistata con tanta difficoltà, imprigionarono numerosi oppositori, introdussero molti limiti alla libertà personale. Non si sapeva come sarebbe proseguita la situazione. La canonizzazione di Massimiliano Kolbe ebbe in questo contesto una dimensione profondamente simbolica, ricordandoci che la situazione in cui l’uomo si rivolta contro l’uomo non appartiene soltanto al passato.
Giovanni Paolo II sottolinea che la santità di Massimiliano Kolbe è costruita del materiale specificamente “polacco”: “Questo è il frutto particolare del “tempo suo”, a cui guardano i secoli passati e che, nello stesso tempo, apre l’avvenire. (…) Se la storia della Nazione si spiega anche con il contributo che i santi hanno dato, allora la storia della Polonia nel XX secolo non la si può capire senza la figura del Padre Massimiliano, martire di Os´wie,cim”.
Penso, che proprio nel contesto dello stato d’assedio in Polonia, della cancellazione della libertà dell’individuo e dei cittadini, Giovanni Paolo II disse queste parole significative: “Quest’odierno Santo è uscito dal centro stesso dell’umiliazione dell’uomo per l’uomo, dell’umiliazione della sua dignità, della crudeltà e dello sterminio. Questo Santo grida quindi, con tutta la sintesi del suo martirio, per il coerente rispetto dei diritti dell’uomo e anche delle Nazioni, poiché, infatti, fu figlio della Nazione, i cui diritti sono stati terribilmente violati”.
Massimiliano Kolbe è un santo contemporaneo, che ha capito il vero messaggio dell’amore. Vorrei quindi ringraziare cordialmente gli organizzatori della mostra, per la volontà di avvicinare la persona di Massimiliano Kolbe in occasione dell’anniversario dei 25 anni della sua canonizzazione. Il mondo contemporaneo ha bisogno incessantemente di ricordarsi dell’amore ed è questo il significato di questa mostra. Attraverso la persona di Massimiliano Kolbe essa ricorda che l’amore dell’uomo ha vinto lì dove sembrava trionfare l’odio e il disprezzo per l’uomo. I santi sono i segni dei tempi e questa mostra lo ricorda chiaramente.
Hanna Suchocka
Ambasciatore della Repubblica di Polonia presso la Santa Sede
Solo l'Amore crea e l'arte unisce
L’arte ha sempre accompagnato ed espresso l’amore in tutte le sue forme fin dai tempi più lontani ,fin dai lontani graffiti nelle caverne con i quali l’ uomo dimostrava la gioia di vivere ed il desiderio di riprodurre ciò che vedeva.
Con il passare dei secoli l’arte e la spiritualità si sono trovati sempre più vicino fino a voler riprodurre la fede in Dio e nel Creato ed artisti come Giotto hanno potuto fermare nel tempo con il loro pennello la vita dei Santi che, come San Francesco, sono giunti fino a noi. Solo l’ Amore crea e l’ Arte unisce E gli artisti continuano a trasmettere , attraverso le loro opere, valori universali , permettendo a coloro che verranno, di acquisirli.
San Francesco, piccolo e Grande Santo che con la Sua immensa fede ha cantato l’amore verso le Sue creature lodando Dio, che e’ riuscito a trasmettere questo sentimento attraverso il muro del tempo e dello spazio fino ai giorni nostri, illuminando con il Suo pensiero la vita di tanti esseri umani.
.E nel buio degli anni che precedettero la Seconda Guerra Mondiale spicca con forza la figura di Padre Massimiliano Kolbe. figlio di quell’amore che San Francesco ha donato a tutti noi.
Innamorato della Madonna, fondò a Roma, assieme ad altri sei confratelli, la Milizia dell’Immacolata, associazione religiosa per la conversione di tutti gli Uomini per mezzo della Madre di Gesù, ed in Polonia vari giornali, fra cui “ il Cavaliere dell’ Immacolata” creando anche “ Niepokalanòw “, la citta’ di Maria.
Ma tutto fu travolto da quella immane valanga di odio scatenata dal Nazismo.
Questa mostra vuole ricordare questo Padre Polacco che offrì la Sua vita in cambio di quella di un prigioniero nel campo di Auschwitz, dove si è consumato uno dei più grandi genocidi di tutta l’ Umanità, vuol ricordare coloro che sono stati spazzati via da una distruttiva follia collettiva, perché ciò che è stato non si dimentichi mai. Ma vuole anche esprimere questo spirito di continua rinascita che, come un lungo ponte, congiunge un secolo ad un altro e che risorge dalle ceneri di una terribile guerra con un arcobaleno di pace.
Un arcobaleno che, in una giornata piovosa, Papa Benedetto XVI ha visto d’ improvviso apparire in cielo durante la Sua visita ad Auschwitz, mentre stava pregando presso le lapidi dei prigionieri caduti e la cella di Padre Kolbe.
Rita Torsellini
Il Cantico delle Creature
di San Francesco d'Assisi
Altissimu, onnipotente bon Signore,
Tue so' le laude, la gloria e l'honore et onne benedictione.
Ad Te solo, Altissimo, se konfano,
et nullu homo ène dignu te mentovare.
Laudato sie, mi' Signore cum tucte le Tue creature,
spetialmente messor lo frate Sole,
lo qual è iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de Te, Altissimo, porta significatione.
Laudato si', mi Siignore, per sora Luna e le stelle:
in celu l'ài formate clarite et pretiose et belle.
Laudato si', mi' Signore, per frate Vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale a le Tue creature dài sustentamento.
Laudato si', mi Signore, per sor'Aqua.
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
Laudato si', mi Signore, per frate Focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.
Laudato si', mi Signore, per sora nostra matre Terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti fiori et herba.
Laudato si', mi Signore, per quelli che perdonano per lo Tuo amore
et sostengono infermitate et tribulatione.
Beati quelli ke 'l sosterranno in pace,
ka da Te, Altissimo, sirano incoronati.
Laudato si' mi Signore, per sora nostra Morte corporale,
da la quale nullu homo vivente pò skappare:
guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le Tue sanctissime voluntati,
ka la morte secunda no 'l farrà male.
Laudate et benedicete mi Signore et rengratiate
e serviateli cum grande humilitate.
 
 
 
Si ringrazia Sua Eminenza il Cardinale Ennio Antonelli, Arcivescovo di Firenze, Sua Eccellenza Monsignor Claudio Maniago, Vescovo Ausiliare di Firenze, Don Sergio Pacciani, Direttore dell’Arcidiocesi di Firenze per l’Arte Sacra e Don Roberto Tassi, Parroco di Santa Maria De’ Ricci e della Chiesa di Dante a Firenze, che hanno contribuito alla realizzazione della Rassegna.
Si ringrazia la Banca Toscana per la collaborazione
 
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