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Notte,
la notte d ansia e di vertigine
quando nel vento a fiotti interstellare,
acre, il tempo finito sgrana i germi
del nuovo, dellintatto, e a te che vai
persona semiviva tra due gorghi
tra passato e avvenire giunge al cuore
la freccia dellanno
e allimprovviso
la fiamma della vita vacilla nella mente.
Chi spinge muli su per la montagna
tra le schegge di pietra e le cataste
si turba per un fremito che sente
chè un fremito di morte e di speranza. |
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In
una notte come questa,
in una notte come questa lanima,
mia compagna fedele inavvertita
nelle ore medie
nei giorni interni grigi delle annate,
levatasi fiuto la notte tumida
di semi che morivano, di grani
che scoppiavano, ravviso stupita
i fuochi in lontananza dei bivacchi
piu vividi che astri. Disse: è lora.
Ci mettemmo in cammino a passo rapido,
per via ci unimmo a gente strana. |
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Ed
ecco
Il convoglio sulle dune dei Magi
muovere al passo dei cammelli verso
la Cuna. Ci fu ressa di fiaccole, di voci.
Vidi gli ultimi duna retroguardia frettolosa.
E tutto passo via tra molto popolo
e gran polvere. Gran polvere.
Chi andò, chi reco doni
o riposa o se vigila non teme
questo vento di mutazione:
tende le mani ferme sulla fiamma,
sorride dal sicuro
duna razza di longevi.
Non più tardi di ieri, ancora oggi.
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tratto
da: "Tutte le poesie"
edizione Garzanti - Gli elefanti |
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C'è
una piacevole riscoperta del Pinocchio di Carlo Collodi. E ciò
è dovuto - credo - non solo alle produzioni cinematografiche
relative alle avventure del celebre burattino di legno, ma anche
allo stile, alla maniera di narrare e ai messaggi contenuti dal
libro di Collodi.
Fin dall'anno della sua pubblicazione, il 1883, ha avuto una altalenante
fortuna critica, ma ha goduto sempre di grande popolarità.
Etichettato come libro per ragazzi, ha affascinato la fantasia anche
degli adulti, ha tenuto compagnia ai sogni un po' di tutti noi,
ha insegnato l'antica e sempre nuova morale della favola, che si
era creduta perduta, e ha fatto riscoprire valori che sembravano
riservati solo a pochi.
C'è un intento pedagogico e moralistico che non si sovrappone
dal di fuori, ma nasce dal di dentro dei fatti e dei personaggi,
sulla scia di una bontà antica e patriarcale.
Dagli anni di Carlo Collodi ad oggi tanti anni sono passati e tante
modalità culturali hanno ricostruito mentalità e forme
sociali diverse, ma lo spirito e l'animo di un libro come Pinocchio
rimangono: la semplice gioia di vivere, la sottile voce della coscienza,
il ruolo del padre, la tensione al bene, il bello nonostante i tormenti
e le tentazioni e quel senso del sorriso che esprime e manifesta
la profonda nostra interiorità.
Plaudo quindi a iniziative come questa, che intendono riportare
l'uomo di oggi- anche attraverso l'immagine di Pinocchio - alla
originalità dei sentimenti: il lettore si potrà riconoscere
in punti di riferimento del nostro mondo interiore, tra l'essere
e il voler essere, tra la realtà drammatica e a volte violenta
e il voler ri-creare un'aria nuova semplice, retta e pura.
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Il mistero di
Pinocchio
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Proprio nel
decennio in cui nascevano Le avventure di Pinocchio, uomini straordinariamente
dotti e perspicaci elaboravano e facevano conoscere le loro dirompenti
dottrine: Friedrich Nietzsche pubblicava le sue opere più
importanti, dove enunciava l' ideologia del superuomo
e della volontà di potenza; uscivano i volumi
di Das Kapital di Karl Marx; e Sigmund Freud portava a termine il
suo percorso accademico.
In quegli anni venivano così poste dai sapienti
e dagli intelligenti le premesse del mare di lacrime,
di sangue, di angosce, che lungo il secolo ventesimo avrebbe irrigato
la terra.
Gesù ha detto, enunciando una sua imparagonabile rivoluzione
culturale: Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e
della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti
e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli (Mt Il,25).
Queste cose: cioè i misteri del Regno di Dio, la verità
sull' avventura umana, il senso del nostro destino.
Carlo Lorenzini - dopo tanta frequentazione dei grandi
e tanta attenzione ai loro interessi (la politica, la
problematica sociale, gli esperimenti letterari) - alla fine si
è dato alle fiabe.
Così si è in lui singolarmente avverata un' altra
parola profetica del Signore: Se non diventerete come bambini,
non entrerete nel Regno dei cieli (Mt 18,3). Il Collodi si
è dunque fatto piccolo coi piccoli;
e in tal modo ha potuto diventare annunciatore del Regno, maestro
di vita, seminatore di consolazione e di gioia.
Il successo e la diffusione di Pinocchio - su cui ci eravamo interrogati
dall'inizio - forse trovano qui la loro ragione sufficiente.
In questa favola, fantasiosamente immaginata e scritta splendidamente,
c'è qualcosa di eterno e di cosmicamente vero.
Gli italiani, piccoli e grandi, hanno subito riconosciuto in essa
- non con esplicita consapevolezza, ma certo con infallibile istinto
- la canzone della loro straordinaria civiltà. E gli uomini
di tutti i paesi hanno progressivamente avvertito in queste pagine
- inconsciamente ma efficacemente - la presenza amabilmente cifrata
di un messaggio perenne e universale.
Pinocchio, che a un primo accostamento ci era parso un enigma,
si è rivelato alla fine come l'annuncio originalissimo di
un mistero. Enigma o mistero:
è, credo, un dilemma ineludibile per tutti gli esploratori
seri di questo libro.
Enigma è qualcosa di oscuro e di impenetrabile
che, come tale, mortifica la nostra intelligenza; e perciò,
se non si arriva a una soluzione persuasiva e pacificante, ci irrita
e ci avvilisce. Mistero - nell'antico linguaggio delle
dottrine salvifiche - è una realtà che ontologicamente
ci supera, e perciò trascende di regola anche la comprensione.
Ma proprio perché è più grande, più
alta, più ricca di senso di quanto abitualmente ci avviene
di sperimentare, è una realtà capace di darci luce,
di redimerci, di sublimarci.
A ben guardare, l'alternativa tra la rassegnazione all' enigma
o la docile resa al mistero è una scelta esistenziale
obbligata, se coraggiosamente e spregiudicatamente ci si pone di
fronte alle questioni ineludibili circa l'esistenza
umana, il nostro destino e la stessa ragione ultima dell'universo.
Forse sta proprio qui la spiegazione più convincente del
miracolo di questa fiaba, nata quasi per caso, del suo
impreveduto successo, della sua inestinguibile giovinezza.
tratto dal libro il " mistero " di Pinocchio
dei Sua Eminenza Cardinale Giacomo Biffi
Edizioni Elledici
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Si Ringrazia
Sua Eminenza il Cardinale Enio Antonelli, Arcivescovo di Firenze;
Sua Eminenza il Cardinale Giacomo Biffi di Bologna;
Sua Eccellenza Monsignor Claudio Maniago, Vescovo di Firenze;
Don sergio Pacciani, Direttore dell'Arcidiocesi di Firenze per
l'arte Sacra;
il Professor Adriano Guarnieri e Don Roberto Tassi, parroco di
Santa Maria del Ricci e della Chiesa di Dante a Firenze,
che hanno contribuito alla realizzazione della rassegna.
Si ringraziano inoltre tutti coloro che hanno contribuito a questa
manifestazione.
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