Presentazione
(Arcivescovo di Firenze
Cardinale Ennio Antonelli
)

Epifania
(poesia di Mario Luzi)
Il mistero di Pinocchio
(Cardinale Giacomo Biffi)

 
 
Presepe della Chiesa di Dante
 
 

«Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d'etterno consiglio,
tu se' colei che l'umana natura
nobilitasti sì, che 'l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura».
 


Epifania
 
  Notte, la notte d ‘ansia e di vertigine
quando nel vento a fiotti interstellare,
acre, il tempo finito sgrana i germi
del nuovo, dell’intatto, e a te che vai
persona semiviva tra due gorghi
tra passato e avvenire giunge al cuore
la freccia dell’anno … e all’improvviso
la fiamma della vita vacilla nella mente.
Chi spinge muli su per la montagna
tra le schegge di pietra e le cataste
si turba per un fremito che sente
ch’è un fremito di morte e di speranza
.
  In una notte come questa,
in una notte come questa l’anima,
mia compagna fedele inavvertita
nelle ore medie
nei giorni interni grigi delle annate,
levatasi fiuto’ la notte tumida
di semi che morivano, di grani
che scoppiavano, ravviso’ stupita
i fuochi in lontananza dei bivacchi
piu’ vividi che astri. Disse: è l’ora.
Ci mettemmo in cammino a passo rapido,
per via ci unimmo a gente strana.
 
Ed ecco

Il convoglio sulle dune dei Magi
muovere al passo dei cammelli verso
la Cuna. Ci fu ressa di fiaccole, di voci.
Vidi gli ultimi d’una retroguardia frettolosa.
E tutto passo’ via tra molto popolo
e gran polvere. Gran polvere.

Chi andò, chi reco’ doni
o riposa o se vigila non teme
questo vento di mutazione:
tende le mani ferme sulla fiamma,
sorride dal sicuro
d’una razza di longevi.

Non più tardi di ieri, ancora oggi.

 
 
tratto da: "Tutte le poesie"
edizione Garzanti - Gli elefanti
 

 

C'è una piacevole riscoperta del Pinocchio di Carlo Collodi. E ciò è dovuto - credo - non solo alle produzioni cinematografiche relative alle avventure del celebre burattino di legno, ma anche allo stile, alla maniera di narrare e ai messaggi contenuti dal libro di Collodi.
Fin dall'anno della sua pubblicazione, il 1883, ha avuto una altalenante fortuna critica, ma ha goduto sempre di grande popolarità. Etichettato come libro per ragazzi, ha affascinato la fantasia anche degli adulti, ha tenuto compagnia ai sogni un po' di tutti noi, ha insegnato l'antica e sempre nuova morale della favola, che si era creduta perduta, e ha fatto riscoprire valori che sembravano riservati solo a pochi.
C'è un intento pedagogico e moralistico che non si sovrappone dal di fuori, ma nasce dal di dentro dei fatti e dei personaggi, sulla scia di una bontà antica e patriarcale.
Dagli anni di Carlo Collodi ad oggi tanti anni sono passati e tante modalità culturali hanno ricostruito mentalità e forme sociali diverse, ma lo spirito e l'animo di un libro come Pinocchio rimangono: la semplice gioia di vivere, la sottile voce della coscienza, il ruolo del padre, la tensione al bene, il bello nonostante i tormenti e le tentazioni e quel senso del sorriso che esprime e manifesta la profonda nostra interiorità.
Plaudo quindi a iniziative come questa, che intendono riportare l'uomo di oggi- anche attraverso l'immagine di Pinocchio - alla originalità dei sentimenti: il lettore si potrà riconoscere in punti di riferimento del nostro mondo interiore, tra l'essere e il voler essere, tra la realtà drammatica e a volte violenta e il voler ri-creare un'aria nuova semplice, retta e pura.

 


 
Il mistero di Pinocchio
 

Proprio nel decennio in cui nascevano Le avventure di Pinocchio, uomini straordinariamente dotti e perspicaci elaboravano e facevano conoscere le loro dirompenti dottrine: Friedrich Nietzsche pubblicava le sue opere più importanti, dove enunciava l' ideologia del “superuomo” e della “volontà di potenza”; uscivano i volumi di Das Kapital di Karl Marx; e Sigmund Freud portava a termine il suo percorso accademico.
In quegli anni venivano così poste dai “sapienti” e dagli “intelligenti” le premesse del mare di lacrime, di sangue, di angosce, che lungo il secolo ventesimo avrebbe irrigato la terra.
Gesù ha detto, enunciando una sua imparagonabile “rivoluzione culturale”: “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli” (Mt Il,25).
Queste cose: cioè i misteri del Regno di Dio, la verità sull' avventura umana, il senso del nostro destino.
Carlo Lorenzini - dopo tanta frequentazione dei “grandi” e tanta attenzione ai loro “interessi” (la politica, la problematica sociale, gli esperimenti letterari) - alla fine si è dato alle fiabe.
Così si è in lui singolarmente avverata un' altra parola profetica del Signore: “Se non diventerete come bambini, non entrerete nel Regno dei cieli” (Mt 18,3). Il Collodi si è dunque fatto “piccolo” coi “piccoli”; e in tal modo ha potuto diventare annunciatore del Regno, maestro di vita, seminatore di consolazione e di gioia.
Il successo e la diffusione di Pinocchio - su cui ci eravamo interrogati dall'inizio - forse trovano qui la loro “ragione sufficiente”. In questa favola, fantasiosamente immaginata e scritta splendidamente, c'è qualcosa di eterno e di cosmicamente vero.
Gli italiani, piccoli e grandi, hanno subito riconosciuto in essa - non con esplicita consapevolezza, ma certo con infallibile istinto - la canzone della loro straordinaria civiltà. E gli uomini di tutti i paesi hanno progressivamente avvertito in queste pagine - inconsciamente ma efficacemente - la presenza amabilmente cifrata di un messaggio perenne e universale.
Pinocchio, che a un primo accostamento ci era parso un “enigma”, si è rivelato alla fine come l'annuncio originalissimo di un “mistero”. “Enigma” o “mistero”: è, credo, un dilemma ineludibile per tutti gli esploratori seri di questo libro.
“Enigma” è qualcosa di oscuro e di impenetrabile che, come tale, mortifica la nostra intelligenza; e perciò, se non si arriva a una soluzione persuasiva e pacificante, ci irrita e ci avvilisce. “Mistero” - nell'antico linguaggio delle dottrine salvifiche - è una realtà che ontologicamente ci supera, e perciò trascende di regola anche la comprensione. Ma proprio perché è più grande, più alta, più ricca di senso di quanto abitualmente ci avviene di sperimentare, è una realtà capace di darci luce, di redimerci, di sublimarci.
A ben guardare, l'alternativa tra la rassegnazione all' “enigma” o la docile resa al “mistero” è una scelta esistenziale obbligata, se coraggiosamente e spregiudicatamente ci si pone di fronte alle “questioni ineludibili” circa l'esistenza umana, il nostro destino e la stessa ragione ultima dell'universo.
Forse sta proprio qui la spiegazione più convincente del “miracolo” di questa fiaba, nata quasi per caso, del suo impreveduto successo, della sua inestinguibile giovinezza.


tratto dal libro il " mistero " di Pinocchio
dei Sua Eminenza Cardinale Giacomo Biffi
Edizioni Elledici

 

Si Ringrazia
Sua Eminenza il Cardinale Enio Antonelli, Arcivescovo di Firenze;
Sua Eminenza il Cardinale Giacomo Biffi di Bologna;
Sua Eccellenza Monsignor Claudio Maniago, Vescovo di Firenze;
Don sergio Pacciani, Direttore dell'Arcidiocesi di Firenze per l'arte Sacra;
il Professor Adriano Guarnieri e Don Roberto Tassi, parroco di Santa Maria del Ricci e della Chiesa di Dante a Firenze,
che hanno contribuito alla realizzazione della rassegna.
Si ringraziano inoltre tutti coloro che hanno contribuito a questa manifestazione
.

 

 

 
Il gruppo Toscana Arte ringrazia gli sponsor ufficiali per il contributo dato per la riuscita della manifestazione e CENTROFOTO 2 per la collaborazione