Giovanni March, è stato un pittore di alto livello, tra i fondatori nel 1920 del Gruppo Labronico, all’interno del quale fu considerato come uno dei principali esponenti dell’ala modernista, definizione critica che ritengo non appropriata, essendo stata la sua pittura sempre saldamente ancorata, agli schemi che possiamo definire classici, dell’arte fra la fine del ‘800 ed i primi decenni del XX° secolo, senza praticamente mai lasciarsi ammaliare dalle sirene dell’ astrattismo, o della metafisica, tanto che, a mio avviso, il Gruppo Labronico, nelle idee di questo artista, dovette rappresentare una forma di baluardo figurativista contro l’incombente strapotere delle avanguardie. Tale mia ipotesi, è avvalorata, anche dalla sua adesione al Centro di Cultura Toscana Arte, che persegue tuttora le medesime finalità di “difesa” dell’arte figurativa tradizionale, in ogni sua declinazione tonale. La produzione artistica di Giovanni March, era basata sull’utilizzo di un colore dominante sugli altri, declinato in ogni sfumatura possibile, con un risultato davvero magistrale nell’alternanza tra chiaro e scuro, che non era finalizzata a rendere l’ombra secondo gli schemi classici, ma a cercare di infrangere la fissità del momento raffigurato, che, a mio avviso, è il vero limite del figurativismo. E probabilmente, è proprio per questa sua caratteristica pittura, quasi monocroma, e dinamica, che egli divenne, e fu, effettivamente moderno per i suoi contemporanei |