Parlare di Pietro Parigi, è sempre un onore per un critico, perchè è stato un artista che ha segnato letteralmente la disciplina incisoria del XX° secolo. Egli ha avuto, infatti, la fortuna anagrafica di attraversare praticamente tutto il ‘900, arrivando a vivere novantotto anni, e sfiorando di un decennio l’alba di questo secolo, ma tale fato benigno, non basta, senza il talento, e la volontà, per diventare quello che Pietro Parigi, oggi, è considerato, vale a dire, il miglior xilografo contemporaneo. Ed infatti l’artista ci ha messo tanto del suo talento, e della sua volontà per arrivare a tale risultato, che oggi è visibile, in gran parte nella sala a lui dedicata, negli spazi della basilica di Santa Croce, a Firenze, ma anche, sia pure in copie stampate, nelle biblioteche religiose, avendo, egli collaborato, a lungo con la rivista francescana “Città di Vita”, oppure se si ha la fortuna di rinvenire, in qualche libreria dell’usato, volumi con riprodotte in copertina le sue opere, od ancora se si collezionano i piatti celebrativi degli anni, che tra i ‘70 ed i ‘90, erano molto di moda quasi un oggetto di culto, alcuni dei quali portano la firma di Pietro Parigi.
Ecco quindi che rappresenta un evento straordinario la possibilità di vedere dal vivo un’opera di questo artista potendo immaginare tutto il lungo lavoro preparatorio che vi è dietro. Per realizzare una xilografia, infatti, occorre, prima di tutto fare, su carta velina, il disegno del soggetto desiderato, ma al contrario, come riflesso allo specchio, perchè poi, tale bozzetto va riportato sulla matrice xilografica, per apparire poi, come opera finita, al dritto, sul supporto desiderato. Direi, infatti, che la caratteristica principale delle sue opere, aldilà, ovviamente della tecnica straordinaria, universalmente riconosciuta, è proprio quella di riuscire, a far immaginare, all’osservatore tutte le fasi della loro realizzazione, tanto che ci si immedesima nell’artista, assorbendo tutto il pathos classicheggiante delle sue incisioni dedicate all’alluvione del ‘66, oppure l’eleganza architettonica dei piatti degli anni dedicati alle ville medicee, od ancora l’armonia del suono degli strumenti nelle copertine della rivista degli anni ‘20 “Critica Musicale” da egli realizzate.
Il Cantico di Frate Sole
o Cantico delle Creature
Altissimu, onnipotente, bon Signore,
tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione.
Ad te solo, Altissimo, se konfano,
et nullu homo ène dignu te mentovare.
Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature,
spetialmente messor lo frate sole,
lo qual’è iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de te, Altissimo, porta significatione.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle:
in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale a le tue creature dài sustentamento.
Laudato si’, mi’ Signore, per sor’aqua,
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.
Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore
et sostengo infirmitate et tribulatione.
Beati quelli ke ‘l sosterrano in pace,
ka da te, Altissimo, sirano incoronati.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra morte corporale,
da la quale nullu homo vivente pò skappare:
guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le tue sanctissime voluntati,
ka la morte secunda no ‘l farrà male.
Laudate e benedicete mi’ Signore et rengratiate
e serviateli cum grande humilitate.
San Francesco d’Assisi
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